La nuova Costituzione di “Napisan”
Il governo “Alf-Etta”: più bianco non si può!
“The winner is…”
Giorgio Napolitano! Finalmente il Parlamento è riuscito a partorire un nuovo nome per lo scranno più alto di Roma.
La (ri)nomina quirinalizia ha assunto una valenza propriamente reazionaria, conservatrice, in perfetto stile “ancien régime”. Eppure, in soli due mesi, molto è già cambiato: si è assistiti, di fatto, alla trasformazione in senso semipresidenziale della Repubblica ed alla nascita del primo governo -per alcuni “fantoccio”- del Presidente!
Mai disperare: almeno i partiti hanno risposto agli inviti ad un ricambio generazionale. Se le risposte, però, si chiamano Letta ed Alfano, come non chiedersi se hanno sbagliato domanda???
II LEGGE DI NAPISAN: “Se vuoi galvanizzare i parlamentari, strapazzali… ma non di coccole!”
Nel film “Sogni d’oro”, Nanni Moretti strappava una calorosa standing ovation, ad un pubblico teatrale fin lì alquanto apatico, intonando un chiaro e forte: “Pubblico di merda! Pubblico di merda! Pubblico di merda!”.
In occasione del discorso di re-insediamento di Giorgio II, non pochi increduli spettatori avranno avuto l’impressione di assistere ad un remake improvvisato di quella scena! Più il vecchio Presidente rincarava il suo atto d’accusa nei confronti di una classe politica messa pubblicamente in croce, inchiodata alle proprie responsabilità, più i parlamentari rispondevano commossi con applausi a scena aperta, scorticandosi le mani!
“Se mi troverò dinanzi ad assurdità, come quelle appena passate, non esiterò a trarne conseguenze dinanzi al Paese!”, concludeva il suo discorso. Ed ecco, in un’Aula Montecitorio sempre più estasiata, riecheggiare in sottofondo una sola invocazione: “Santo subito”!
III LEGGE DI NAPISAN: “Se sei convinto che Berlusconi sia politicamente morto, per non ricrederti, aspetta almeno tre giorni…”
IV LEGGE DI NAPISAN: “Se una rotta conduce alla deriva, sarà certo seguita dal Pd…”
La Sinistra si è sempre contraddistinta per tratti di puro “masochismo”: una pulsione autodistruttiva sintetizzabile nello slogan “facciamoci del male!”. Questa volta, però, il
Attaccare oggi il Pd è operazione fin troppo semplice, un po’ come sparare sulla Croce Rossa… Ma come rimanere inermi dinanzi all’ennesimo “disastro politico” di un Partito capace di collezionare una sfilza di disfatte tali da far impallidire la macchina da guerra del funesto Occhetto?
La cosa più di sinistra che Bersani è riuscito ad esternare in campagna elettorale -mentre molti stavano ancora a chiedersi il senso della metafora del passerotto in mano e del tacchino sul tetto…- è stata “smacchieremo il giaguaro”. Come sorprendersi, allora, se la “lepre di Bettola” è finita stordita da un Grillo e sbranata da un Caimano?
Non è chiaro se i parlamentari democratici, molti alla prima esperienza, abbiano scambiato la partita politica per il Quirinale per una partita di battaglia navale… E non è chiaro se, quantomeno, ne conoscessero le regole del gioco, essendosi colpiti ed affondati da soli!
In appena quattro mesi (due di campagna elettorale, due post elettorali), Bersani è riuscito a sfasciare un partito che vantava 3 milioni di “fessi” disposti persino a pagare pur di illudersi di contare qualcosa! C’è chi sostiene che “in Italia spesso chi ha le idee migliori è un perdente” (Pier Luigi Celli): anche se così fosse, i segretari del Pd rimarrebbero l’eccezione che conferma la regola…
, non sanno più parlare al cuore, alla testa e all’anima delle persone!”) Se due indizi fanno una prova, di prove se ne hanno oramai tante da poter pronunciare sentenza:
“Con questi dirigenti non vinceremo mai- il Pd vince quando perde le primarie (si vedano le ultime elezioni a Milano, Genova, Cagliari, Palermo, Puglia);
- il Pd perde tutte le volte in cui vince le primarie (si veda la disfatta elettorale di Veltroni prima, Bersani poi; non fanno testo i casi Crocetta e Serracchiani, entrambi candidati di rottura che hanno giocato la campagna elettorale tutta “per” il Pd ma “contro” il Pd).
Dal 2002 ad oggi, in realtà,qualcosa è cambiato: nel 2008 è nato il Pd, all’insegna del motto “morti due partiti… se ne fa un altro!”.
Cos’è il Pd?
Il primo esperimento di “vivisezione politica” della storia: un OPM (“organismo politicamente modificato”) creato dalla fusione a freddo tra le due anime storiche del centrosinistra, quella postdemocristiana e quella postcomunista.
Cosa ha rappresentato il “sogno democratico”, in una formula il veltroniano “Yes, we can”?
Un’illusione (quella di costruire un partito a “vocazione maggioritaria”) frutto di una presunzione (quella di concepire un “partito-coalizione” in un sistema politico non bipartitico) e trasformatasi presto in un incubo (quello di veder presentato come “nuovo” un partito retto dalla vecchia classe dirigente di Ds e Margherita).
Il risultato?
Un partito né “pesante” (stile ex Pci) né “leggero” (stile ex Forza Italia), bensì “gassoso”, ovverossia inconsistente: un “amalgama malriuscito”, ebbe modo di definirlo Massimo D’Alema; un “tubetto senza dentifricio”, per Arturo Parisi.
V LEGGE DI NAPISAN: “Avvertenza: occupare a lungo una poltrona può causare dipendenza!”
VI LEGGE DI NAPISAN: “Le parole sono importanti: pronunciatele con prudenza!”
Carlo Azeglio Ciampi, rifiutando nel 2006 ogni ipotesi di rielezione, sostenne che la mancata rielezione del Presidente era da considerarsi “una consuetudine significativa da non infrangere”, aggiungendo che “il rinnovo di un mandato lungo, quale quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”;
- l già lungo settennato al Quirinale corrisponde bene alla continuità delle nostre Istituzioni ed anche alla legge del succedersi delle generazioni”, ribadendo, il 14 aprile, che la sua rielezione “sarebbe una non soluzione, perché ora ci vuole il coraggio di fare delle scelte, di guardare avanti. Sarebbe sbagliato fare marcia indietro, ai limiti del ridicolo: niente soluzioni pasticciate e all’italiana”.
VII LEGGE DI NAPISAN: “Se la Costituzione né funziona né si riforma… basta raggirarla!”
VIII LEGGE DI NAPISAN: “Se credete nella democrazia rappresentativa e partecipata… avete mai pensato di trasferirvi in Svizzera?”
IX LEGGE DI NAPISAN: “Perché invocare una Terza Repubblica… quand’è possibile risuscitare la Prima?”
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”: ancora una volta sembra avveratasi la celebre profezia di Tancredi ne “Il Gattopardo”.
“Canti di giubilo” si sono alzati alla notizia della nascita del governo “Alf-etta”. Stampa e tv governativa,all’unisono, hanno esaltato gli elementi di novità, giovinezza, parità di genere del nuovo esecutivo… in perfetto stile telegiornali “Istituto Luce” del Ventennio!
Più che incontri segreti, pare che al Palazzo si siano tenute “sedute spiritiche” per risuscitare l’antico, consociativo “spirito Cencelli”, che sembrava sepolto tra le ceneri del ‘900.
Il governo “Alf-etta” costituisce la più intelligente operazione di “alchimia politica” possibile per camuffare quello che ha tutte le caratteristiche proprie di un “inciucio” ed occultare la riemersione,dagli abissi della Prima Repubblica, di una “balena bianca”! Si direbbe che, dal tentativo della classe politica di “sbiancare” con un colpo di spugna le proprie macchie, è uscito fuori un governo “bianchissimo”: anzi, il più bianco che si può!
X LEGGE DI NAPISAN: “Se vuoi giustificare una porcata, basta non chiamarla per nome, appellandosi a formule di distrazione di massa quali governo di servizio…”
Senza giri di parole, la rielezione di Napolitano e la nascita del “governissimo” sono state le “chiavi di porco” utilizzate dalla “banda del buco” dei partiti per scassinare la democrazia, saccheggiandone la sovranità! Alla fine di questo “Romanzo Quirinale”, politici per anni recitanti la parte di acerrimi avversari, gettata la maschera, si sono seduti allo stesso banchetto, dando al Paese il “benservito”!
Il governo “Alf-etta” è la personificazione del nuovo compromesso storico, con una non piccola differenza: ieri le parti in causa si chiamavano Moro e Berlinguer, oggi Alfano (ancora alla ricerca del “quid” perduto…) e Letta (un giovane già vecchio, cresciuto al latte del seno dello zio!).
“Di’ una cosa di sinistra, di’ una cosa anche non di sinistra, di civilità… Di’ una cosa, di’ qualcosa! Reagisci!”: questo l’appello rivolto a un D’Alema d’annata da Nanni Moretti nel film “Aprile”. Per i strani corsi e ricorsi della storia, nell’aprile appena scorso, la cosa più di sinistra che il Pd è riuscito a dire è stata: “Si a Napolitano, no a Rodotà; si a Berlusconi, no a Grillo”.
Molti elettori democratici si erano già rassegnati ad ingerire la “pillola Monti”… Nessuno, però, si sarebbe aspetto d’assumere anche la “supposta Berlusconi”! Molti di loro non si chiederanno più “dove ha sbagliato il mio partito?”, bensì “come ho potuto così ingenuamente sbagliare partito?”.
Ogni espediente comunicativo, stratagemma lessicale, artifizio retorico si è tentato per addolcire il passivo “bunga bunga” richiesto agli elettori di centrosinistra. Qualche esempio? Nessun accenno al termine “inciucio”, solo “governo di servizio”; vietato parlare di “tradimento elettorale”, solo di senso di responsabilità; un tabù le parole “incoerenza” o “trasformismo”, meglio appellarsi al “dovere verso la Patria”…
Le parole d’ordine più correntemente gettate in pasto agli italiani?
- “Governo subito, governo purché sia!”. Ma perché mai, in democrazia, la prospettiva di un ritorno alle urne sarebbe tanto deprecabile?
- “Tornare al voto col Porcellum? Che Dio ce ne scampi!”. Verissimo. Maperché mai dovrebbe ricadere sugli elettori la colpa dei partiti, mostratisi incapaci, in un anno e mezzo di governo Monti, di cambiare la tanto vituperata legge elettorale? E cos’ha impedito al nuovo Parlamento di dedicare i due mesi trascorsi ad approntare subito una riforma elettorale, piuttosto che traccheggiare invano?
- “Il governissimo? Non ci sono alternative!”. Niente di più falso! Di alternative ve ne sarebbero state almeno tre: governo di scopo (per la sola riforma elettorale) con chi ci sta, governo di cambiamento Pd-M5S, elezioni anticipate a giugno. “Falso” affermare che il M5S si è reso indisponibile a qualsiasi ipotesi di governo: l’indisponibilità era, di certo, nei confronti di un governo di minoranza Bersani. Perché lo “smacchiatore di giaguari” non ha subito fatto un passo indietro, perse le elezioni, per facilitare una convergenza con i “pentastellati”?E perché, dopo 55 giorni d’inconcludenti avance, Bersani ha voltato le spalle ai grillini proprio quando questi ponevano sul piatto del compromesso il nome di Rodotà?
“Grillo? Inimmaginabile come alleato di governo!”. Alla fine nel Partito Democratico ha prevalso la logica gattopardesca, tipicamente sicula, del “megghio u tintu canusciuto ca u bonu a canuscise”… Benissimo. Ma come spiegare ai propri elettori d’aver ritenuto il Cavaliere d’Arcore (appena cinque mesi fa staccante la spina al governo Monti) un personaggio più serio ed affidabile? E c
“Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo”, confessava un ingenuo Letta (Enrico) in tempi non sospetti (13 luglio 2012). Per una volta, un dirigente Pd ne ha “azzeccato” una: alle prossime elezioni, difatti, sarà altamente probabile che molti voti andranno al Pdl… piuttosto che disperdersi verso il Pd!
A buon intenditor…
Un articolo di Gaspare Serra
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